Il Counseling ad orientamento Adleriano
Il “regno dei significati”, che ognuno di noi si costruisce ed abita, influenza in modo molto potente la nostra esistenza, spesso a tal punto da non consentirci di intravedere altri possibili “mondi” o esistenze alternative. È una “mappa privata”, come Adler la definiva, che si centra su sistemi cognitivo–emotivi ed agiti (stili di vita), i quali possono portare la persona a giudicarsi negativamente, rifiutarsi, sentirsi inadeguata e non empowered, e possono condurre al rischio di non riuscire ad orientare le proprie risorse nel senso di un’elevazione personale alla superiorità, intesa come sicurezza, controllo, autonomia e stima di sé. In termini adleriani, viene a mancare quella spinta dinamico-compensativa che dal minus, dal naturale Sentimento di insicurezza-inferiorità, spinge al plus, al Sentimento di controllo-sicurezza-valorizzazione. Nel tentativo di evitare qualsiasi esperienza che in qualche modo possa intensificare la sensazione di impotenza o inadeguatezza, le persone corrono meno rischi sociali e professionali, rinunciano a relazionarsi, limitano le proprie capacità di aprirsi agli altri, erigono barriere difensive per evitare i giudizi ed i rifiuti.
Molte persone hanno la tendenza a focalizzare l’attenzione sui propri errori e fallimenti, sui difetti e sulle opportunità mancate, piuttosto che sulle qualità ed i successi, trascurando completamente gli aspetti positivi delle situazioni e le conseguenze positive delle proprie azioni, arrivando persino a negare valore alle proprie scelte. In tal modo diventano vittime di sentimenti di insicurezza ed inadeguatezza; sempre dubbiose riguardo a sè stesse, piene di sensi di colpa o di paure rispetto alle esperienze della vita, esse finiscono per sperimentare un indefinibile e fastidioso sentimento di “non essere abbastanza” e per caratterizzare il proprio stile di vita in senso marcatamente autodifensivo. Imparare a pensare a sè stessi in termini diversi, come a persone con delle qualità e delle possibilità, che sono padrone della propria vita e che possono orientarla efficacemente verso le mete più funzionali al proprio benessere, è un lavoro complesso e difficile, perché, per quanto terribili, i modelli disfunzionali offrono la sensazione di essere autoconservativi e di lavorare per proteggere le nostre aree di debolezza. In realtà la speranza e la spinta al cambiamento da qualche parte in noi sono presenti; quando in un individuo la volontà di uscire da una spirale dannosa che procura solo rinunce ed insoddisfazioni pressa per essere assecondata, è proprio favorendo il recupero di questa motivazione “sottotraccia” che il lavoro di counseling può dare buoni risultati. Si dovrà intervenire per recuperare completamente e consolidare un nuovo modo di “pensarsi” e di pensare al futuro, operando perché la persona acquisisca la capacità di vedere e spiegare le cose attraverso una “mappa” diversa e possa contare su strategie e strumenti di interpretazione della realtà più salutari e produttivi per orientare le roprie risorse “dal lato utile della vita” (Adler).
Il processo di aiuto nel counseling ad indirizzo adleriano si basa sul Modello Quadrifasico Adleriano di Counseling (M.Q.A.C.), il quale segue quattro fasi:
FASE SE (Simmetria Empatica): mira a creare uno stato relazionale fondato sulla fiducia e sulla reciprocità empatica tra l’helper e l’helpee, attraverso la pratica dell’ascolto attivo e dell’accettazione incondizionata, generando così una maggiore apertura e la disponibilità a mettersi in discussione;
FASE IE (Incoraggiamento Esplorativo): viene incentivata nel paziente l’esplorazione della sua situazione di disagio, attraverso l’analisi del proprio stile di pensiero e di comportamento in diverse situazioni e contesti quotidiani. Rappresenta il momento in cui si convogliano le emozioni, inizialmente attraverso il racconto come lettura soggettiva dell’evento, per poi passare alla possibilità di riflettere, attraverso una restituzione ed una riformulazione di quanto narrato, su altre possibili letture;
FASE RM (Riorientamento Motivazionale): è incentrata sul riconoscimento delle distorsioni cognitive, che possono essere messe in atto dal paziente; mira a smascherare le trappole cognitive, consentendo di far prendere coscienza dei meccanismi disfunzionali che si agiscono, degli autosabotaggi messi in atto impiegando le proprie risorse ed energie dal “lato non utile della vita” (Adler);
FASE IT (Iniziativa Trasformativa): dopo avere riconosciuto l’inefficacia del proprio stile di pensiero e di vita, nonchè la necessità di appropriarsi di mete più significative, si passa ad elaborare insieme al paziente un piano concreto di cambiamento, strutturato in una serie di obiettivi prioritari e, conseguentemente, in una serie di tappe da seguire per raggiungerli. Tali obiettivi passano soprattutto attraverso il cambiamento del pensiero e quindi del comportamento.
L’intervento di counseling adlerianamente orientato enfatizza l’importanza dell’autopercezione, dell’autodeterminazione e dell’autocontrollo. Pertanto il risultato finale è misurabile soprattutto attraverso il grado in cui la persona si percepisce capace di azioni “razionali” e positive, più soddisfatta, più fiduciosa in sè stessa, più capace di vivere una vita serena e socialmente integra.
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